Il mare d’autunno, correre sulla sabbia

Il mare d’autunno, correre sulla sabbia

27 Ottobre, 2020

Non priva di vantaggi dal punto di vista della rigenerazione propriocettiva, non ne vanno tuttavia sottovalutate le conseguenze sul piano dell’appoggio del piede, diverso dalle abitudini maturate su strada e asfalto. Correre sulla sabbia: ce ne parla il nostro Fabio d’Annunzio

Affascinante, ma altrettanto insidiosa. La corsa sulla spiaggia, magari alle prime ore del giorno, racchiude un fascino e un richiamo particolari. Tralasciando questa visione, prima di effettuare una seduta di allenamento in riva al mare, facciamo alcune considerazioni. Di certo l’utilità mentale e il reale benefit fisico sono particolarmente tangibili in queste sedute di allenamento.

Articolazioni e tendine d’Achille

Le nostre articolazioni non sono abituate al tipo di compensazione e di appoggio, tipico della sabbia, cui si va incontro, molto diverso da quello su asfalto o sterrato. Tra le parti che maggiormente vengono sollecitate, troviamo le ginocchia, ma anche il tendine d’Achille, che, come in tutta la fase d’appoggio, soffre la mancanza di stabilità del terreno. Prima di andare a correre in riva al mare, quindi, è consigliabile fare un buon riscaldamento di almeno 15’ su asfalto, per poi spostarsi sulla sabbia. Bisogna fare molta attenzione per i primi 10’, dando così modo alla muscolatura di abituarsi. Fatto questo, i tecnici consigliano, almeno per le prime volte, di non superare i 30’ di corsa. Una volta adattati, si possono effettuare anche piccole sedute di qualità, con ripetute o variazioni di ritmo a sensazione, cercando di forzare gradualmente.

Vesciche, nemico numero uno

Le vesciche si formano a causa dello sfregamento del piede con le calze e le scarpe da running. Nel caso della corsa, questa situazione è resa più frequente e dall’aggravante sabbia. Per cercare di evitate o limitare l’insorgenza di vesciche, bisogna utilizzare calze realizzate per il running con spessori differenziati (evitando quelle da ciclismo), e stringere in modo ottimale le stringhe, partendo sempre dal basso salendo verso il collo del piede.

Foto: ITU.

Articoli correlati

“La storia siamo noi”, l’editoriale di Fabio D’Annunzio nel numero di maggio di Triathlete

08 Maggio, 2023

“I campioni sono quelli che vogliono lasciare il loro sport in condizioni migliori rispetto a quando hanno iniziato a praticarlo”. (Arthur Ashe) Lo scorso mese mi trovavo a Vigevano per una gara giovanile. Tra i numerosi genitori e tecnici presenti, incrocio una vecchia conoscenza del triathlon italiano: Beatrice Lanza. I meno giovani ricorderanno il talento […]

Le tante valenze del fondo lento

23 Settembre, 2022

Ottimo per il riscaldamento, il fondo lento è un lavoro di qualità, fondamentale per la mente Non c’è dubbio che il fondo lento sia l’allenamento di corsa più eseguito da tutti i triatleti e dai runner in generale. Sulle varie valenze del fondo lento spesso però non ci sono idee chiarissime, neanche tra i corridori […]

Allenamento quantitativo o qualitativo?

06 Aprile, 2022

(Giulio Molinari) La differenza tra allenamento quantitativo e qualitativo è molto semplice. Gli allenamenti quantitativi consistono principalmente nel percorrere un elevato numero di chilometri senza badare particolarmente all’intensità. Gli allenamenti di qualità prevedono invece delle variazioni di velocità oppure delle ripetute.Credo che la via migliore sia una combinazione delle due cose. L’ideale sarebbe tenere quella […]