Il miglioramento delle capacità di forza negli sport di endurance è da sempre un obiettivo per ogni allenatore, indipendentemente dal tipo di atleta che allena. Questo vale per il settore giovanile, per gli élite e per gli Age group. A seconda di quale “categoria” ci si trovi a gestire, è necessario domandarsi quali sono rischi e benefici di ogni singolo stimolo di allenamento.
Ragionare sull’accrescimento della forza nell’endurance, quindi, è un percorso che deve tenere conto di tutte quelle variabili che definiscono il corretto miglioramento sportivo, a partire dall’età e dalle condizioni individuali del soggetto da allenare.
I dubbi sul concetto di forza
Sull’argomento forza si sono create differenti scuole di pensiero capaci di produrre importanti ricerche, per certi versi contrastanti fra loro. Con l’aumentare della velocità e delle performance degli atleti, l’allenamento di tipo estensivo è diventato uno degli ingredienti su cui si basano gli sport di resistenza. E accanto ai tradizionali metodi di lavoro, il miglioramento delle qualità muscolari è diventato un’esigenza fondamentale. Soprattutto negli sport di endurance, lo sviluppo della forza ha dunque assunto una notevole importanza, sia come volume che come qualità.
Ragionare per “catene”
Se i nostri muscoli liberano più forza durante la contrazione, vuol che la nostra prestazione sportiva è migliore? Non sempre, perché bisogna analizzare una serie di variabili che definiscono l’esatto miglioramento sportivo. Il problema principale, poi, non è tanto migliorare la forza muscolare del singolo muscolo quanto riuscire a trasmetterla nel gesto tecnico sportivo interessato ad alta intensità. Nello sviluppare un programma finalizzato al miglioramento delle qualità muscolari si deve ragionare immaginando una catena, con l’obiettivo di rinforzarla tutta e ponendo particolare attenzione alle “maglie” più deboli.
Oltre il sovraccarico
Recentemente si è capito che il miglioramento della forza con esercizi da sovraccarico (squat, strappo, slancio) comporta una base di rischio evidente. E allora, con una serie di esercizi mirati sia a stabilizzare la muscolatura del core che ad eseguire una routine di lavoro posturale, si può sostituire o supportare questa tipologia di allenamento. Tutto questo nella consapevolezza che gli sport di endurance sono discipline “a basso impatto”.
(Simone Diamantini)