E dopo la partita mi faccio un triathlon

E dopo la partita mi faccio un triathlon

19 Febbraio, 2016

La triplice, si sa, è disciplina individuale e quindi bel lontana dal clamore dei giochi di squadra, dalla convivialità dello spogliatoio e dalla possibilità di condividere eventuali successi o sconfitte. Ma lo stesso i due mondi non sono poi così lontani.

La motivazione

Probabilmente sono due gli ambiti che spingono un giocatore, di pallacanestro, di hockey, di calcio, di pallavolo o di rugby che dir si voglia, a sfidare se stesso in una disciplina così diversa da quella abituale. Il primo è legato alla mancanza di traumatismi da contatto che sono invece, negli sport di squadra, una delle cause di maggior abbandono in assoluto e tra i meno giovani in particolare. La seconda è legata al calo fisiologico di forza e velocità che accompagna il passare degli anni e che spinge chi è comunque abituato a muoversi verso specialità in cui sia la resistenza a farla da padrone, anche se a questo punto è il triathlon che gioca la sua carta vincente perché la varietà della proposta, tre al prezzo di uno, è certamente molto apprezzata.

Pro e contro

Come è giusto, è bene cominciare dagli aspetti positivi e tra questi certamente il tono muscolare degli arti inferiori rappresenta il maggior vantaggio per gli ex giocatori. Tutti gli sport di squadra, chi in un modo e chi in un altro, prevedono, infatti, attività di forza e rapidità che necessitano grandi masse muscolari e quindi una specialità come il triathlon in cui gli arti inferiori sono molto sollecitati non può che giovarsi di questa situazione di partenza. Un altro asso nella manica è la varietà di proposte in termini di distanza che consentono davvero ai giocatori di tutti gli sport di squadra un approccio adeguato alle proprie caratteristiche fisico-atletiche. Le note dolenti sono rappresentate, come è facile immaginare, dalla necessità di apprendere gesti tecnici da ripetere tante e tante volte nel miglior modo possibile per ridurre la fatica e divertirsi di più, anche se ormai pure il nuoto, che è forse tecnicamente la frazione più ostica, viene affrontato da soggetti che più o meno sono in grado di nuotare e quindi, armati della giusta pazienza, sono in grado di migliorare.

Un allenamento diverso

Concretamente, chi dal mondo degli sport di squadra si avvicina al triathlon deve soprattutto abituarsi alla necessità di allenarsi con modalità differenti da quelle a cui era abituato. Senza stare a dilungarsi su quali siano le diverse impostazioni metodologiche nelle programmazioni delle discipline coinvolte, è chiaro a tutti che fare un 3vs 3 a un canestro sia ben diverso che farsi un 6×1.000 di corsa, almeno dal punto di vista psicologico, soprattutto quando tutto questo va poi ripetuto, con le opportune varianti, per tre volte, una per ogni specialità della triplice.

In pratica

Le proposte che seguono (illustrate nella fotogallery dell’articolo) possono far sorridere chi non ha ancora abbandonato il mondo dello sport o l’ha fatto da poco perché gli arti inferiori sono sempre molto forti nei praticanti i giochi di squadra, ma per coloro che da qualche tempo, mesi o anni, non calcano più un campo, una palestra o una pista di pattinaggio possono rappresentare un’indicazione importante per potersi affacciare al mondo della triplice con una certa tranquillità.

1. Stazione eretta: flesso estensioni della caviglia – anche utilizzando un rialzo – con i piedi paralleli, extraruotati e intraruotati (20 o 30 per tipologia)

2. Stazione eretta: salire e scendere da un gradino sia frontalmente sia lateralmente (30 o 40 per posizione)

3. Stazione eretta: piegamenti classici degli arti inferiori con le braccia nella posizione più congeniale e i talloni che possono alzarsi o meno (dai 20 ai 30)

4. Stazione eretta: affondi in avanti – quindi sul piano sagittale – tenendo il tronco eretto (20 per lato)

5. Stazione eretta: affondi in fuori – quindi sul piano frontale – tenendo il tronco eretto (20 per lato)

6. Stazione eretta: corsa calciata dietro – sul posto o in avanzamento – cercando di arrivare ai glutei coi talloni, di coordinare il lavoro delle braccia e di privilegiare la frequenza all’ampiezza (80-100 colpi)

7. Stazione seduta, ginocchia piegate e mani al loro esterno: gli arti inferiori spingono in fuori e i superiori verso dentro (10 volte per 10”)

8. Stazione seduta, ginocchia piegate e gomiti al loro interno: gli arti inferiori spingono in dentro e i superiori verso fuori (10 volte per 10”)

9. Quadrupedia: alzare un arto inferiore nella posizione in cui si trova (90° all’anca e al ginocchio) sino a che il ginocchio non arrivi all’altezza dell’anca, il tutto senza piegare i gomiti (30 per lato).

Le sedute possono essere un paio a settimana e si possono rendere più intense ripetendo tutta la serie di esercizi per due volte.

 

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