La paura

La paura

01 Giugno, 2012

Un’intensa emozione derivata dalla percezione di un pericolo, reale o supposto

La frazione di nuoto, più delle altre due, a molti atleti incute un vero timore; si può però lavorare per superare questo limite.  Portiamo la mente ai momenti che ci vedono presenti sulla banchina prima di iniziare la frazione di nuoto in acque libere…  Cosa ci accadrà in gara? Come sapremo sviluppare la nostra performance? Nella mente si creano emozioni che  coinvolgono direttamente il nostro corpo. Cerchiamo di sorridere, ma il pensiero va alla partenza, ai primi 300 m, che  dovremo affrontarli come una lotta, schivando colpi e stando attenti a non fare bevute a causa delle onde provocate dagli  altri atleti. Poi cercheremo di mantenere la posizione, forse ci troveremo in un gruppo ma dovremo ogni 4 bracciate avere  un’idea della linea immaginaria ottimale pernon fare più distanza. Al giro di boa, aumenterà la tensione, dovremo attingere a  tutta la nostra migliore strategia, panico, foga,e ancora colpi tra le onde. Infine, l’uscita dall’acqua ci vede disorientati e, in  parte felici, ma ancora in affanno, con il cuore a palla per non perdere i gruppi che si sono creati nella prima fase e utili per la frazione di ciclismo. Sempre con noi avremo un compagno inseparabile: la paura.

  • Di cosa stiamo parlando?
    Cos’è la paura? Si tratta di un segnale fisiologico che il nostro sistema nervoso manda all’organismo per avvisarlo  di un potenziale rischio o pericolo. La paura rincorre l’ essere umano, dal campione al dilettante, e per entrambi le  conseguenze sono lestesse. Il problema è come reagire alla paura. Intanto, cominciamo nel dire che la paura non è  un’emozione negativa, lo diventa quando è un blocco che si autoalimenta di ossessioni e possibili situazioni  catastrofiche che pensiamo “per forza” ci debbano accadere. Ovviamente, se in gara ci si concentra solo sul  pericolo futuro o passato, si crea una distinta separazione tra mente e corpo che porta a essere fuori sincronia.  Nel nostro dialogo interno, che aiuta la concentrazione, dobbiamo ascoltare di più le emozioni, fare ordine e chiarezza sulle cose che ci spaventano e ci intimoriscono, osservare meglio ciò che temiamo,comprenderne il suo  realismo e come si alimenta, la parola d’ordine non è “perché”, ma “come” posso reagire. Per non essere bloccati  dalla paura dobbiamo agire, agire, agire riportandoci su un’unica dimensione tra la mente e il corpo. Bisogna avere la capacità di essere pienamente concentrati nel presente, sul qui e ora. Quando si è in sincronia, il corpo e la  mente parlano lo stesso linguaggio, cioè sono focalizzate sul medesimo obiettivo. Sarà utile anche allenarsi prima a  riprovare certe situazioni in piscina per creare nellafrazione di nuoto soluzioni da inserire nel proprio software mentale.
  • Si può superare
    Per vincere la paura bisogna attingere al coraggio, che è proprio l’opposto della paura. I pensieri positivi si  trasformano in azioni positive, mentre i pensieri negativi e funesti tendono a inceppare l’azione. Le ansie, le paure,  gli insuccessi vissuti sembrano rimanere impressi nella memoria e riemergere come pensieri che richiamano e  riproducono quelle spiacevoli emozioni. I pensieri negativi molte volte sono involontari, ma si possono sostituire  esercitando un maggiore controllo della mente con una rottura completa del modulo negativo. Con il coraggio dobbiamo mettere in conto che non si può agire senza correre qualche rischio; durante l’imprevisto, però, la mente  è in grado di analizzare le molteplici situazioni e di adottare la migliore soluzione per quel contesto, “pescando” dal  serbatoio delle conoscenze. Fidarsi della propria mente inconscia vuol dire poter elaborare fino a 2.300.000  elementi di informazione contemporaneamente rispetto a una mente conscia, che può elaborare da 5 a 9  informazioni per volta. Tutti noi possiamo portare esempi di persone coraggiose, sia nella vita sia nello sport;  ebbene, queste persone non sono prive di paura ma hanno imparato ad agire in quello specifico contesto con  determinazione e autorevolezza. La differenza tra il campione e l’atleta modesto sta proprio nell’utilizzo  dell’ostacolo. Per il primo è un incentivo per collocare in campo inedita energia e nuova inventiva, per il secondo è  un’ulteriore conferma che non ce la potrà mai fare in quanto il “destino” gli è avverso. Capita di dover fronteggiare  un problema, un pericolo; l’ostacolo obbligherà a uscire da certe zone d’agio e in questo vi sarà sempre crescita personale ed esperienza. Dipenderà da noi saper vincere la paura: serve coraggio ma ancor di più credere in se  stessi. Questo mette nelle migliori condizioni per affrontare ogni sfida.

grafico psico

Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio si alzò e andò ad aprire e vide che non c’era nessuno.

(W. Goethe)