Lo swimrun estremo (e solidale) di Vincenzo Catalano e Paolo Chiarino

Lo swimrun estremo (e solidale) di Vincenzo Catalano e Paolo Chiarino

12 Ottobre, 2020

«In un anno particolare per tutta l’umanità, durante il quale chi pratica sport in maniera regolare ha dovuto ridimensionare allenamenti e competizioni, io e Paolo Chiarino abbiamo deciso di lasciare comunque un “segno” importante: inventandoci qualcosa di diverso, di estremo. Soprattutto, qualcosa mai tentato prima»

A parlare, anzi a scrivere, è Vincenzo Catalano, che ha voluto raccontare in prima persona alla redazione di Triathlete la sua recente impresa in compagnia dell’amico Paolo Chiarino: Garda Lake Extreme SwimRun

«Molti anni fa, sia io che Paolo, attraversammo il lago di Garda da nord a sud, da Riva del Garda a Desenzano: 54 chilometri in totale (Paolo in 23 ore, senza muta; il sottoscritto in 33, con muta). E più volte io, vivendo a Desenzano, ho compiuto il giro del lago (157 chilometri) sia in bici che a piedi.

Per “unire” le nostre passioni, questa volta abbiamo deciso di compiere il giro in modalità swimrun: impresa difficile viste le distanze ma, soprattutto, mai tentata prima.
Il nostro è stato un swimrun atipico, perché non abbiamo mai corso indossando la muta: vista la lunghezza del percorso e le condizioni meteo proibitive (il giorno della partenza, 2 ottobre 2020, pioveva e faceva freddo), abbiamo optato per tratti di corsa di 15-20 chilometri, per poi nuotare per 1500-2000 metri. Le condizioni meteo del weekend del 2 ottobre, con raffiche di vento e lago mosso, hanno infatti sconvolto i nostri piani, facendoci optare per allungare i tratti di corsa e diminuire quelli a nuoto.

Ma, oltre alla sfida sportiva e personale, io e Paolo abbiamo conferito all’impresa anche un fine sociale. In collaborazione con il gruppo bresciano “Pazzi di Rugby” (rugbisti ed ex rugbisti che si adoperano in varie iniziative benefiche sul territorio nazionale), abbiamo dato vita a una raccolta fondi a favore di ABE Brescia, associazione che si occupa di supportare le famiglie dei bambini emopatici dell’ospedale civile. È stato motivo di orgoglio sapere che, attraverso i social e i gruppi creati su WhatsApp, i bambini del reparto hanno seguito la nostra impresa e fatto il tifo per noi.

Perché molte volte le persone non si rendono conto della fortuna che possiedono – una vita “normale”: il nostro è stato un modo di ringraziare la vita per ciò che ci dà, e abbiamo cercato di aiutare chi è stato meno fortunato di noi. Durante la prova, abbiamo passato vari momenti di difficoltà, non lo neghiamo. Ma nella nostra mente è stato sempre presente il pensiero di quei bambini (sia io che Paolo siamo genitori…) e, anche grazie a questo, abbiamo superato tutto.

Per gli anni a venire, Covid permettendo, ci piacerebbe rivivere questa nostra esperienza anche sul Lago di Como e sul Lago Maggiore. 
La sfida, dunque, è appena iniziata!».

Seguite Vincenzo Catalano sulla pagina Facebook @gardaextremeswimrun.

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