…per 1000km, un passo dietro l’altro.
Patagonia Crossing 2015, questa è l’impresa estrema compiuta da Stefano Gregoretti: dall’Atlantico al Pacifico, per 1.000 km di corsa.
Tante volte si sente dire che ciò che fa è inarrivabile o impossibile, mentre per lui è il gesto più naturale e semplice del mondo: correre. Ed è proprio a questo che pensa quando nelle sue corse interminabili sente arrivare la stanchezza: mettere un piede davanti all’altro, coprire il metro che si ha davanti e poi quello dopo. Riesce anche a chiudere gli occhi per qualche istante, rilassa le spalle, respira di pancia e butta fuori. Così, fino alla fine. In Patagonia, ha corso 50 km al giorno per 20 giorni consecutivi, ha toccato le acque dell’Atlantico e dopo 1.000 km quelle del Pacifico, arrivandoci sulle sue gambe. E dopo si è sentito un po’ “stanchino”, alla Forrest Gump! Questa traversata, Stefano e i suoi compagni d’avventura hanno scelto di farla nella stagione più impegnativa, l’estate, che nella steppa patagonica significa fare i conti con picchi di temperatura di 45°, sotto un sole già impietoso a causa del buco dell’ozono più sottile proprio in quella zona; mentre il vento di questo deserto, il 7° al mondo per estensione, è un vortice polveroso che non molla mai. In quest’impresa Stefano si è ancor di più convinto della bellezza di abbinare alla propria passione per la corsa quella del viaggio, esplorando continenti il più possibile distanti dalla civiltà. Lungo il loro percorso hanno incontrato solo qualche gauchos, gente con pochi averi ma tanta serenità e curiosità verso questi bizzarri corridori diretti, per oltrepassarla, alla Cordigliera delle Ande.
Impossible to Possible
Perché sfidare e spingere la propria mente e il proprio corpo verso le ultradistanze? Perché è possibile, l’impensabile è realizzabile e le proprie capacità sono sconfinate. Questo è il concetto che Impossible to Possible, l’organizzazione noprofit canadese presente ora anche in Italia, promuove tra i giovani e Stefano e Ray Zahab, il fondatore, portano i giovani a correre nella natura, anche una maratona al giorno, per una settimana, apprezzando il territorio nel quale si inoltrano. E con questo spirito, con questa filosofia Stefano compie le sue imprese, immerso in una natura a tratti inospitale ma bella da togliere il fiato. L’impresa è anche esplorazione di se stessi: si spinge il proprio corpo all’estremo, affamati di nuove terre da calpestare, ma è la propria mente a essere indagata ed esplorata, abbattendo ostacoli e schemi limitanti. Perché l’impossibile è possibile.
Chi è
Stefano Gregoretti, classe ’74, vive a Riccione (Rn); è padre, ultrarunner, agronomo. Si avvicina al triathlon agonistico nel 2006, partecipando a gare Ironman in giro per il mondo. La passione per il trailrunning arriva nel 2008, e di lì a poco sarà sul podio di importanti gare internazionali: 2° in Nepal con Racing the Planet, 250 km a tappe (2011); 2° negli USA alla Grand to Grand, 270 km a tappe (2012); 1° alla Yukon Artic, 160 km no-stop (2013); 1° alla Gobi March, Racing the Planet (2013). Dal 2014 si dedica principalmente a record di traversate desertiche