Il dolore sotto al malleolo capita di frequente a chi presenta un eccesso di torsione del piede. Vediamo di approfondire il discorso.
Siamo tutti ormai a conoscenza degli effetti negativi di un appoggio che manifesta un esagerato movimento di pronazione, ovvero un’eccessiva torsione del piede verso l’interno nel momento in cui prende contatto con il terreno. Spesso si parla di tendinite dell’achilleo e del tibiale posteriore e delle fasciti plantari, molto frequenti in questi casi di appoggio alterato.
Poco invece si è detto di ciò che avviene sul versante esterno del piede, tra il perone e l’astragalo, le parti ossee che formano insieme alla tibia la pinza malleolare, ovvero l’articolazione della caviglia.
Movimenti anomali
Abbiamo accennato alla torsione mediale che il piede subisce durante la pronazione: questo movimento, che avviene su più assi di rotazione, porta i tendini tibiali (il posteriore in particolare) a un superlavoro in stiramento. Il tendine di Achille a lavorare secondo un asse anatomico poco corretto e un eccesso di carico mediale in corrispondenza dell’articolazione metatarso falangea dell’alluce. Questa complessa dinamica torsionale conduce, inoltre, a un possibile conflitto anatomico tra l’articolazione del perone e quella dell’astragalo. Tra le due parti ossee esiste una superficie articolare cartilaginea che può essere messa a repentaglio dalla compressione generata da un movimento anomalo che si ripete sistematicamente.
Dolore sotto al malleolo: dove e perché fa male
Il dolore si manifesta in corrispondenza della parte esterna della caviglia. Si avverte il dolore sotto il malleolo peroneale; può non sentirsi durante il cammino, ma riapparire in poco tempo durante la corsa. Di norma non c’è gonfiore locale, ma la sofferenza è difficilmente compatibile con l’attività sportiva, necessita il riposo. Nel corso del tempo si può ingenerare una vera e propria sofferenza della cartilagine, con una sua conseguente usura. L’eccessiva pressione e il conflitto tra le due parti ossee può innescare poi una situazione dolorosa che si fa più acuta proprio durante la corsa. A lungo termine il problema rischia di cronicizzarsi al punto da causare problemi anche a camminare. Con l’aiuto della risonanza magnetica sono stati osservati e studiati casi in cui si è arrivati a una frattura da stress a livello dell’astragalo, che ha richiesto tempi di recupero piuttosto lunghi.
Ristabilire la biomeccanica articolare
Se non si ristabiliscono gli equilibri anatomo-biomeccanici della caviglia, le terapie antinfiammatorie servono veramente a poco. Questa operazione può essere fatta a mezzo di ortesi plantari, finalizzate a compensare il difetto anatomico che porta a un’eccessiva torsione mediale del piede. Spesso questo problema dipende da un varismo dell’avampiede, ovvero da un’inclinazione in varo (verso l’interno, ndr) dell’asse anteriore del piede stesso. Quando si è fermi in piedi, le estremità inferiori si caricano molto sul davanti e sulla parte esterna, ma quando ci si muove il carico tende a proporsi in corrispondenza dell’alluce, con un’eccessiva torsione verso l’interno. È, quindi, il plantare a controllare il movimento del piede e a far sì che venga evitato il conflitto peroneo-astragalico. Se non si è in una situazione di avanzato cronicismo, con importanti danni articolari, il beneficio è solitamente immediato ed è possibile riprendere la normale attività fisica.
L’infiltrazione di acido ialuronico all’interno della caviglia può poi coadiuvare la risoluzione del problema, a patto che si migliori la biomeccanica dell’appoggio. È inoltre consigliato l’utilizzo del plantare durante il cammino, anche se nel corso della normale deambulazione c’è uno stress minore rispetto alla corsa. Nella fase iniziale di adattamento al plantare, ovvero nelle prime due settimane, è sconsigliabile riprendere con il running, mentre è opportuno eseguire sedute di cammino prolungato anche veloce.
In conclusione
Il movimento di pronazione del piede è parte della normale fisiologia dell’appoggio; corrisponde alla torsione del piede verso l’interno, che vuole attutire l’impatto con il terreno. È attuata in particolare con un’azione sinergica dei muscoli tibiali (che si stirano) e peronei (che si contraggono).
Un eccessivo movimento di pronazione, che porta il piede a cadere verso l’interno, può provocare una serie di patologie da sovraccarico: queste possono condizionare il prosieguo della stessa attività.