Osteopenia/Osteoporosi: che fare?

Osteopenia/Osteoporosi: che fare?

22 Marzo, 2016

 

Il nostro equilibrio osseo è strettamente influenzato da ciò che assumiamo nei tre pasti quotidiani. L’osso si impoverisce quando l’azione delle cellule costruttrici (osteoblasti) diventa inferiore rispetto a quella delle cellule deputate alla rimozione e al rimodellamento osseo (osteoclasti). Queste non vivono isolate, ma condividono con le altre cellule dell’organismo i segnali generali che questo produce, costituendo con esse un’intima unità che non può essere separata. Diventa dunque importante capire che è priva di senso l’insistenza sul ripristino di un singolo fattore (la quantità di calcio assorbita) se contemporaneamente non si lavora anche su altri parametri di riequilibrio quali: una corretta assunzione calorica quotidiana (un’anoressica è osteoporotica anche se ha 18 anni!); un contemporaneo equilibrio del fosforo e degli altri minerali connessi con la densità ossea (sodio, zinco, silicio, magnesio); un adeguato apporto vitaminico (vit. C e D); un controllo dell’infiammazione, degli stati allergici e delle intolleranze; del grasso corporeo in eccesso; un adeguato funzionamento delle paratiroidi. Importante è il controllo della congruità dell’assunzione calorica quotidiana: se non si raggiunge la quantità di calorie di cui il corpo ha ogni giorno bisogno, l’organismo riceve un segnale di blocco delle funzioni di costruzione ossea e muscolare. In altre parole: se non si mangia, non c’è verso: l’ipotalamo segnala all’ipofisi di non stimolare in alcun modo la crescita ossea e muscolare. Questa funzione di autodifesa è un’eredità dei nostri antenati del paleolitico, che hanno dovuto imparare a sopravvivere in un ambiente dove le carestie erano all’ordine del giorno e dove l’unica difesa alla carenza di cibo era quella di rallentare i propri ritmi metabolici abbassando i propri consumi. Uno dei mezzi più semplici era quello di ridurre l’incremento di massa muscolare, che prevede però lo stesso mediatore della massa ossea (il GH o ormone della crescita). Oggi si è scoperto anche attraverso quali mediatori biochimici questo avvenga, e precisamente grazie alla modulazione della leptina, un ormone di “recente” scoperta (1994) secreto dalle nostre cellule adipose. Se c’è da mangiare, la leptina viene prodotta e spedita all’ipotalamo a segnalare, appunto, la disponibilità di cibo. Se da mangiare non ce n’è, o ce n’è meno del dovuto, il segnale leptinico si spegne, e l’ipotalamo (un pezzo del nostro cervello più antico, deputato ai controlli automatici di pressione, temperatura, idratazione e grasso corporeo) manda un segnale inibitorio all’ipofisi per la produzione di GH, così da ottenere un rallentamento della nuova produzione di muscolo e osso. Ecco perché una ragazza anoressica, anche nel pieno del suo vigore giovanile, ha spesso muscoletti da bambino e osteoporosi grave. Il suo inesistente segnale leptinico blocca la crescita, allo stesso modo con cui blocca le ovaie e riduce l’attività tiroidea: grazie alla mediazione della leptina, che non del tutto a torto è stata definita da alcuni l’ormone più potente di tutto il nostro organismo. Se proviamo a dare a un’anoressica (o ad un atleta che segua da mesi una dura dieta ipocalorica) dei concentrati proteici (nella speranza di fare muscolo) o dosi massicce di calcio (per fare osso) non caviamo un ragno dal buco. Finché un corretto segnale leptinico non va a sbloccare lo stop ipotalamico alla crescita, il risultato sarà zero. Il sangue di questa ragazza potrà infatti essere zeppo di calcio, ma in quella situazione non sarà in grado di depositarne a sufficienza nelle ossa, fino a che l’ipotalamo non darà il suo benestare. Sembra semplice da capire, eppure vi sono ancora molti che vedono nel solo apporto di calcio la via più diretta per ripristinare la densità ossea perduta. Il corretto equilibrio leptinico è la via più importante per il ripristino della densità minerale ossea.

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