Tutti i benefici dell’allenamento di gruppo

Tutti i benefici dell’allenamento di gruppo

06 Giugno, 2022

(Giorgio Rondelli) Credo nei benefici dell’allenamento di gruppo, sia perché crea una maggiore compattezza psicologica negli atleti che ne fanno parte, sia perché migliora lo spirito di appartenenza alla maglia sociale del club per cui si gareggia. Ma soprattutto perché stimola tutti ad allenarsi al meglio delle proprie possibilità. Per i meno bravi, un’occasione da non perdere per fare un salto di qualità confrontandosi sistematicamente con i compagni più forti. Per i più bravi uno stimolo a impegnarsi per difendere la propria leadership in seno al gruppo.

Romagna mia 

Prima di iniziare la singola seduta, negli anni ’90 dividevo il gruppo di atleti, una dozzina tra mezzofondisti e fondisti, in due sottogruppi di lavoro identificati in base alle qualità di ognuno di loro. Il primo gruppo, con un termine un po’ ironico, veniva denominato Romagna Mia, il secondo gruppo, quello dei migliori, con il classico All Stars. Era una forma diretta per stimolare entrambi i gruppi a dare il meglio di sé.

Per fare un esempio concreto: se l’allenamento previsto era un fondo medio di 12 km, 3’20” al km per il primo gruppo e 3’10” al km per il secondo. Facevo partire 2’ prima il gruppo Romagna Mia e 2’ dopo gli All Stars, con l’ipotesi che questi ultimi recuperassero 10 secondi al km, il che, moltiplicato per i 12 km previsti, avrebbe dovuto portare a un arrivo contemporaneo, in 40’ per il gruppo meno forte e di 38’ per quello dei più bravi.

In realtà questo non avveniva quasi mai, per un semplice fatto: il primo gruppo, non partiva certo a 3’20” al km, ma almeno a 3’15”, o anche qualcosa meno. Il secondo, che pensava di recuperare almeno 10” al km, in realtà ne guadagnava sì e no la metà. Almeno fino a metà allenamento. Poi sembrava di assistere a una gara a cronometro tra due team ciclistici, con il primo impegnato a non farsi raggiungere e il secondo deciso a chiudere il gap iniziale. Così, alla fine, i tempi realizzati dai due gruppi erano decisamente migliori di quelli previsti. Io avevo solo stimolato ad arte l’amor proprio generale.

Ricordi personali a parte, allenarsi in gruppo è certamente una situazione stimolante. Il requisito-base per potersi allenare in gruppo sono le velocità al km dei singoli atleti negli allenamenti a ritmo uniforme: cioè il fondo lento, il fondo medio e il fondo veloce. Se tutti questi valori sono similari allora formare un gruppo di lavoro omogeneo non è certo un’impresa. 

Più complicato, invece, è gestire allenamenti di atleti i cui valori siano abbastanza diversi. Avendo una buona esperienza si possono gestire gruppi di lavoro che abbiano velocità al km sino a 30-40” di scarto. Ad esempio: avendo due atleti che corrono il fondo medio il primo a 3’30” al km e il secondo a 4’00”, basta programmare nello stesso giorno una seduta di fondo lento per il primo e una seduta di potenza aerobica per il secondo, così l’atleta più forte diventa un ottimo pacemaker per l’altro.

Altro esempio: mentre l’atleta più forte esegue una seduta di fondo medio a 3’30” al km di 12 km, quello meno bravo può programmare una seduta di ripetute di 6×1.000 alla stessa velocità con una pausa di recupero di 3’30”. 

Più semplice e più impegnativo è, invece, far parte di un sottogruppo nel quale i valori individuali sono più ravvicinati tra di loro, con uno scarto di non oltre 10” al km. In questo caso i margini di crescita e gli stimoli allenanti sono molto più intensi, così come la tensione psicologica con cui affrontare determinate sedute.