Gap sterrato asfalto, quando l’off road è una perdita di tempo

Gap sterrato asfalto, quando l’off road è una perdita di tempo

18 Gennaio, 2021

Se è vero che l’off road ciclistico viene molto apprezzato nella fase invernale del training per le minori velocità (e maggiori temperature) gestite rispetto al lavoro su asfalto, nella corsa, invece, proprio questo aspetto induce opposte considerazioni. La parola a Valentina Romanello

Il triatleta deve ricordarlo nel valutare l’efficacia dei propri allenamenti a piedi e i risultati nel cross duathlon: esiste un differenziale non trascurabile tra la prestazione cronometrica su sterrato e quella su asfalto. Questo gap è soggettivo, compreso tra i 2 e i 10” a chilometro, ed è tanto minore quanto maggiori sono forza specificaelasticità e potenza aerobica.

«Il terreno, possiamo sempre riconquistarlo; 
il tempo, mai».
 (Napoleone Bonaparte)

Tre volte fuoristrada

Tralasciando lo sterrato più “spinto” e focalizzandoci sull’off road più scorrevole, le principali differenze rispetto ai tracciati asfaltati sono tre e vanno sommate tra loro per una più precisa stima del gap sterrato-asfalto. Prima di tutto, la minore percezione del fondo che ha il runner in fuoristrada, costretto a prestare maggiore attenzione a dove appoggia il piede. Questo a causa della minore compattezza del suolo, che assorbe e disperde la spinta. Infine, la maggiore presenza di dislivelli che caratterizza, anche in pianura, i tracciati off road e ne aumenta il grado di difficoltà, contribuendo a indurre un maggiore stato di affaticamento.

Psicologia del fondo

Oltre all’aspetto morfologico del terreno, vi è dunque quello meccanico della corsa, cui contribuisce quello psicologico del runner. Se la corsa su asfalto può, in assenza di rischi veicolari o impegni tabellari, essere svolta a mente libera, lo sterrato richiede un maggiore sforzo per convogliare parte delle energie nella scannerizzazione del percorso, nella valutazione dei rischi, nella gestione della falcata e nella reattività in caso di caduta. Distoglieremo il pensiero dalla fatica ma, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questo non è un aspetto positivo perché si tratta di un’azione non volontaria, a differenza, ad esempio, del prefiggersi un dato obiettivo.

Spinta di genere

Sono le donne a perdere maggiormente in spinta sullo sterrato: questo perché il calo della spinta è inversamente proporzionale alla forza – non quella assoluta, ma quella specifica – relativa al proprio peso. Alla carenza di forza, alcuni runner oppongono una maggiore elasticità, capace di restituire una maggiore spinta. Alti livelli di elasticità e di forza specifica non a caso sono tra le doti principali del buon podista da campestre. E la forza specifica entra in gioco anche nella gestione delle asperità del terreno che sottopone a più grande impegno muscolare, ma questo non basta: il maggiore investimento energetico necessiterà di una buona potenza aerobica per scongiurare acidosi e cambi di ritmo.

Non sempre, meglio differenziare

Molto utile per incrementare la forza specifica, elasticità e potenza aerobica, lo sterrato nella corsa non è dunque un allenamento sempre valido: meglio differenziare per non consolidare la memoria di una falcata più corta e a ritmi più bassi. L’abitudine al ritmo più lento è, infatti, conseguenza della riduzione dell’ampiezza del passo, condizione indotta dalla necessità di adattarsi al terreno. Tornato su superfici lisce, il runner con una “memoria” abituata all’off road rischia di correre con ritmi più lenti e con un dispendio energetico maggiore a velocità più elevate. L’allenamento esclusivo fuori strada diventa, ovviamente, poco utile nell’incremento della velocità di base.

Foto: Itu.

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