IronWoman: di ferro di nome, di ferro di fatto. Consigli per certe carenze

IronWoman: di ferro di nome, di ferro di fatto. Consigli per certe carenze

16 Febbraio, 2018

Di ferro di nome, di ferro di fatto: IronWoman come Maura da Torino, che scrive al dottor Luca Speciani, possono manifestare una carenza di ferro. Cosa fare in casi come il suo?

Maura da Torino scrive al dottor Luca Speciani dicendo che pratica triathlon da un anno e da un paio di mesi ha frequenti momenti di stanchezza. Dagli esami del sangue è emersa una carenza di ferro (sideremia appena sotto i limiti e ferritina molto bassa). Le è stata prescritta una cura di ferro (con ferro solfato), ma ha dovuto interromperla perché le dava problemi intestinali. Il dottor Speciani, a questo punto, sottolinea: “Il problema del ferro, mediatore del trasporto di ossigeno nel sangue all’interno della molecola dell’emoglobina, è delicato in ogni atleta, e in particolar modo nelle atlete in età fertile, che devono provvedere ogni mese al ripristino del sangue perso con il ciclo mestruale, oltre al naturale turn over accelerato da rottura di globuli rossi, tipico di chi fa sport di endurance“. Capita, dunque, che donne con un’alimentazione seppur adeguata si trovino poi, a causa di un flusso troppo elevato, in carenza di ferro. E la domanda da porsi è: perché il ciclo è alterato? Le alterazioni leggere sono molto spesso legate a disfunzioni ipotalamo-ipofisarie connesse con squilibri generali dell’organismo, quali potrebbero essere uno sbilancio energetico (spese non coperte dagli apporti alimentari), una policistosi ovarica, una carenza proteica. Speciani ritiene che l’iter diagnostico e terapeutico debba prevedere, prima di pensare a una integrazione, alla rimozione delle cause all’origine: se le mestruazioni sono troppo abbondanti a causa di una scorretta nutrizione che altera lo stimolo ipotalamico alle ovaie, occorrerà correggere gli aspetti nutrizionali. Solo in tal modo, il problema sarà stabilmente risolto. Qualora comunque si giunga alla scelta di una terapia marziale (a base di ferro), è necessario fare attenzione ad alcuni aspetti. Prima di tutto, la forma in cui il ferro viene assunto: quando il ferro (usato nella sua forma bivalente, e non trivalente) è legato a una molecola organica, la sua assimilazione è molto maggiore rispetto a quella inorganica (di solito solfato di ferro). Le molecole più utilizzate sono il gluconato di ferro, il bisglicinato, l’oxiprolinato. Quest’ultima forma risulta più facilmente assimilabile ed efficace anche a bassi dosaggi. Al contrario, il ferro solfato può rimanere in circolo a lungo senza essere assimilato e generare sia irritazione al tubo digerente sia una reazione chimica pro-ossidante detta “reazione di Fenton”. L’assimilazione di ferro viene facilitata in presenza di cofattori come la vitamina C, l’acido folico, il rame, la vitamina B12, mentre la sua assimilazione viene ostacolata da latticini e farinacei. Prevedere, quindi, l’eventuale integrazione lontano dai pasti. 

Photo Credit: Tom Dulat/Getty Images for Ironman.

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