Stop & Go n. 224 Marzo 2016

Stop & Go n. 224 Marzo 2016

23 Febbraio, 2016

Una bella festa quella del Gala del triathlon, con qualche presenza speciale e molti amici. Nasce anche da qui la conferma che questo sport gode di un buon livello di notorietà, raggiunta grazie a un “popolo” particolarmente tecnologico, dei molti media attivi nel settore e di un passa parola che per entusiasmo non ha eguali. Il triathlon insomma, incomincia, a essere conosciuto anche dalle nostre nonne e con la prospettiva di diventare uno sport di moda, avendo allargato le proprie frontiere verso un genere di sportivi non più monotematici e che cercano nella multidisciplinarità un modo diverso, divertente e nuovo per affrontare le proprie sfide. 

La sua definitiva consacrazione potrebbe arrivare in occasione delle Olimpiadi brasiliane, ma intanto si stringono i tempi per  le qualifiche e qui la corsa si fa dura per la squadra azzurra, perché se sono certe le qualificazioni di Alessandro Fabian e di  Annamaria Mazzetti e quelle di Davide Uccellari e Charlotte Bonin, salvo disastri, sono al limite invece quelle di Alice Betto e di un terzo uomo  e ci vorrà più di una impresa per essere tra le nazioni che a Rio porteranno sei atleti (tre uomini e tre donne). La muta dei pretendenti è forte, con atleti dalla Nuova Zelanda, Sud Africa, Svizzera, Spagna e Russia, per citarne alcuni in caccia della qualifica olimpica.

Nel panorama dell’organizzazione gare, nota di demerito, ci mancherebbe altro, a Roma capitale che, tra le svariate incapacità, butta al vento l’impegno di Ironman per organizzare le due annunciate gare di Roma e Civitavecchia. Si fa forte nel frattempo il lungo di Venezia, Bardolino promette belle sorprese e Cagliari il 7-8 maggio offrirà agli Azzurri l’ultima occasione, o quasi, di far punti per agguantare Rio.

 

Una bella festa quella del Gala del triathlon, con qualche presenza speciale e molti amici. Nasce anche da qui la conferma che questo sport gode di un buon livello di notorietà, raggiunta grazie a un “popolo” particolarmente tecnologico, dei molti media attivi nel settore e di un passa parola che per entusiasmo non ha eguali. Il triathlon insomma, incomincia, a essere conosciuto anche dalle nostre nonne e con la prospettiva di diventare uno sport di moda, avendo allargato le proprie frontiere verso un genere di sportivi non più monotematici e che cercano nella multidisciplinarità un modo diverso, divertente e nuovo per affrontare le proprie sfide. 

La sua definitiva consacrazione potrebbe arrivare in occasione delle Olimpiadi brasiliane, ma intanto si stringono i tempi per  le qualifiche e qui la corsa si fa dura per la squadra azzurra, perché se sono certe le qualificazioni di Alessandro Fabian e di  Annamaria Mazzetti e quelle di Davide Uccellari e Charlotte Bonin, salvo disastri, sono al limite invece quelle di Alice Betto e di un terzo uomo  e ci vorrà più di una impresa per essere tra le nazioni che a Rio porteranno sei atleti (tre uomini e tre donne). La muta dei pretendenti è forte, con atleti dalla Nuova Zelanda, Sud Africa, Svizzera, Spagna e Russia, per citarne alcuni in caccia della qualifica olimpica.

Nel panorama dell’organizzazione gare, nota di demerito, ci mancherebbe altro, a Roma capitale che, tra le svariate incapacità, butta al vento l’impegno di Ironman per organizzare le due annunciate gare di Roma e Civitavecchia. Si fa forte nel frattempo il lungo di Venezia, Bardolino promette belle sorprese e Cagliari il 7-8 maggio offrirà agli Azzurri l’ultima occasione, o quasi, di far punti per agguantare Rio.

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