Il calcagno dolente

Il calcagno dolente

15 Novembre, 2012

È la porzione anatomica più interessata a sindromi infiammatori o lesioni più gravi. Quali sono i motivi. I casi più abituali

Da un punto di vista statistico il calcagno è la porzione anatomica più interessata a sindromi infiammatorie o a vere e proprie patologie che possono condizionare la vita atletica dello sportivo. Fatto giustificato dalla posizione di quest’osso del piede, dove si inseriscono sia il tendine di Achille sia la fascia plantare esercitando delle forze di trazione esaltate dal gesto atletico della corsa. In generale possiamo affermare che le forze di trazione sono ben sopportate in virtù dell’elasticità dei tessuti tendinei, ma quando questa capacità elastica per qualche motivo viene meno può essere l’osso stesso a soffrirne con l’ingenerarsi di forti limitazioni funzionali.

  • Perché si perde elasticità
    Ci sono alcuni elementi che possono provocare una diminuzione delle caratteristiche elastiche del tendine di Achille e della fascia plantare:
    • Una generica usura da esercizio ripetuto negli anni in relazione a stress associato ad alterazioni metaboliche che possono anche portare alla formazione di calcificazioni nella porzione inserzionale.
    • Una perdita delle capacità di allungamento per dismissione prolungata dell’esercizio peraltro riacquisibile con esercitazioni mirate.
    • Il mal funzionamento nella fase eccentrica di stiramento che porta a situazioni infiammatorie di carattere cronico con degenerazione dei tessuti.
    In termini molto pratici lo stiramento delle strutture tendinee non risulta omogeneo.
    Quest’ultima considerazione fa riferimento alla biomeccanica dell’esercizio specifico dove un appoggio poco corretto del piede può creare una serie di disequilibri con uno stress specifico di alcune parti anatomiche.

 

  • Le patologie
    Entesopatie del tendine di Achille. Sono patologie inserzionali che possono portare alla formazione di calcificazioni. Tali calcificazioni possono rimanere silenti anche per lungo tempo e dare segno di sé solo quando perdono continuità, ovvero quando si crea una frattura all’interno della stessa calcificazione. L’indagine radiologica a raggi molli è indispensabile ai fini diagnostici. In tali situazioni è difficile che la piccola frattura si ricomponga e si è costretti a un trattamento chirurgico per rimuovere la stessa. Fortunatamente queste situazioni limite possono essere controllate in precedenza ottimizzando la biomeccanica dell’appoggio del piede, scegliendo valide calzature, razionalizzando l’allenamento e adottando un’alimentazione che tenga molto basso il valore di acidi urici nel sangue.
    Lesioni preinserzionali del tendine di Achille. Sono lesioni da conflitto con Il calcagno dolente il profilo postero-superiore del calcagno. Nel tempo il tessuto tendineo si consuma per attrito e in alcuni casi vi è un’avulsione di parte del corpo tendineo che rimane in sede come tessuto amorfo e crea dolore soprattutto in relazione all’esercizio della corsa. Da un punto di vista diagnostico è sufficiente una ecotomografia per individuare in modo accurato l’entità del problema. Anche in questo caso è indispensabile la terapia chirurgica per rimodellare il profilo calcaneare e rigenerare la porzione tendinea sede di lesione.
    Morbo di Haglund. Corrisponde a una deformità anatomica del profilo calcaneare che può causare danni al tendine. Il riscontro radiologico risulta determinante ai fini dell’individuazione del problema. Di solito è sintomatica intorno ai 10-12 anni, quando il nucleo di ossificazione completa il suo sviluppo per poi creare eventuali problemi più tardi, a carico del tendine e in questo caso ricadiamo nella patologia descritta appena sopra.
    Borsite retro-calcaneare. Corrisponde all’infiammazione della borsa del cosiddetto triangolo di Kager. Sono sufficienti terapie antinfiammatorie per farla regredire.
    • Entesopatia della fascia plantare. Corrisponde ai segni di stress inserzionale della fascia plantare in corrispondenza della sua inserzione sul calcagno. La cosiddetta spina calcaneare non è altro che la testimonianza di una infiammazione locale mantenutasi nel tempo fino a portare depositi di sali di calcio. Evidenti spine calcaneari possono essere silenti per molto tempo per poi manifestarsi in modo improvviso se viene persa la continuità anatomica con il calcagno. In questi casi si cerca di privilegiare una terapia conservativa dove un valido progetto di ortesi plantare può riequilibrare lo stress subito dalla fascia. Nei casi estremi la terapia chirurgica consiste in una fasciotomia, ovvero un detensionamento della stessa fascia plantare.
    • Fasciti plantari. Sono patologie che coinvolgono più propriamente il tessuto tendineo della fascia e sono curabili con l’aiuto di terapie fisiche come la tecarterapia, la laserterapia, l’ultrasuonoterapia.Risulta comunque importante anche un riassetto delle forze che agiscono a livello del piede con una ortesi plantare.
    Ematomi calcaneari. Possono essere causati da trauma diretto, come un impatto violento con il terreno, o anche da microtraumatismi quali si possono avere in relazione a una corsa prolungata su terreni irregolari. Per una corretta diagnosi è indispensabile ricorrere a una ecotomografia.
    In questi casi il riposo risulta comunque il miglior rimedio coadiuvato eventualmente da terapie antinfiammatorie di tipo fisico o farmacologico.