Storie ordinarie di avventure straordinarie: Le prime gare

Storie ordinarie di avventure straordinarie: Le prime gare

07 Luglio, 2015

Finalmente la stagione di triathlon è iniziata.

Dopo lunghi mesi di allenamenti, complice anche un inverno non eccessivamente rigido, ogni triatleta ha il piacere di divertirsi in gara. Sentiamo com’è iniziata la stagione dei nostri amici del #DreamInProgress.

Ce lo racconta Enrico Miguidi: «Abbiamo rotto il ghiaccio al Laguna Ligerman Olimpic no Draft del Cavallino Treporti. La temperatura dell’acqua mite, la bella giornata a dispetto delle previsioni, il tutto in uno scenario di oasi naturale, oltre all’ottima organizzazione hanno regalato a tutti grande divertimento.
La settimana successiva abbiamo partecipato allo Sprint città di Asola, dove sono stato “battezzato” 4 anni fa. Il primo triathlon non si scorda mai! Ancora una volta il meteo è stato migliore delle attese, e su una piscina esterna riscaldata, un tracciato veloce e filante dove ci si poteva aiutare e due giri di corsa tutto è andato liscio, grazie anche all’entusiasmo degli organizzatori».

Similitudini e differenze tra voi e gli Elite?

E: Il triathlon ci concede l’incredibile opportunità di “gareggiare” coi professionisti, stesso campo gara e spesso contemporaneità; allo start siamo tutti insieme, spalla a spalla, il che è fantastico. Ci accomuna certamente la stessa passione per la multidisciplina ma non dimentichiamo la principale differenza: noi amatori siamo lì per divertirci mentre per loro è un lavoro, con lo stress che ne può comportare, anche se si vedono volti tirati pure tra gli Age Group, che prendono le gare parecchio sul serio. Quando incrocio un compagno di squadra in difficoltà rallento e lo incito, magari invitandolo ad attaccarsi al gruppo bike o a riprendere a correre progressivamente, cercando di trasformare uno sport individuale in uno sport di squadra!

Un Age Group come voi gareggia sempre allo stesso modo?

Michele: Il tempo libero viene dedicato in buona parte al triathlon, ma in genere ci si “spreme” solo in una o due occasioni a stagione, mentre gli altri eventi sono solo test e momenti di divertimento puro, senza essere troppo esigenti con se stessi.

Avete avuto momenti di difficoltà durante la preparazione?

E: Spingendosi oltre i limiti precedenti, è capitato di subire piccoli acciacchi; per voler trasformare problemi in opportunità, abbiamo cercato di viverli come occasione di pause rigenerative, anche se non nascondo la difficoltà di accettare i nostri limiti fisici: l’importante è non porsi mai quelli mentali. Più sogni e più arrivi lontano!

Come “sentite” la gara clou di stagione?

M: Le settimane sono volate! Il rispetto per la distanza è decisamente cresciuto, così come la consapevolezza che sarà molto impegnativo. La bellezza del contesto sicuramente ci aiuterà: migliaia di spettatori durante la maratona finale con vista mare in una città magnifica come Nizza riusciranno ad attenuare la difficoltà di percorrere un bastone di 5 km per 4 volte avanti e indietro. Siamo pronti a tutte le emozioni che ci regalerà!

Avete recentemente effettuato sopralluoghi?

E: Certo! Il Challenge Rimini e l’Im di Nizza presentano caratteristiche molto simili: il dislivello concentrato nella prima metà del percorso e salite con pendenze mai troppo impegnative, entro il 10-11%, eccetto il classico “heart break hill”. Entrambe permettono la scoperta di preziosi entroterra che probabilmente non avremmo mai conosciuto.

Siete riusciti a sviluppare il vostro progetto #DreamInProgress?

E: Siamo molto soddisfatti di quanto abbiamo costruito! Molti attraverso la nostra esperienza stanno conoscendo il triathlon e abbiamo avuto l’onore di essere pacer alla più importante corsa non competitiva del nostro territorio, la Straverona del 17 maggio. Stiamo anche cercando di dimostrare che con impegno (quasi) tutto è possibile, come per esempio trasformare un’impiegata amministrativa, qual è la mia compagna Marta Adami, in atleta da half distance, e contribuire così alla crescita del movimento femminile.