Cambiare con i pensieri

Cambiare con i pensieri

01 Aprile, 2012

Come essere il project manager del proprio successo

Noi siamo veramente quello che pensiamo, i pensieri sono cose, nella nostra mente costruiamo ciò che pensiamo, tutto può diventare successo o fallimento a secondo del modo in cui organizziamo i nostri pensieri, possiamo quindi costruire un cambiamento verso una performance di eccellenza che sia sportiva o professionale; a patto di seguire un processo logico per organizzare la nostra mente, come il project manager nel business è il responsabile unico della valutazione, pianificazione, realizzazione e controllo di un progetto. Proviamo ora a riportare quanto detto nella nostra disciplina che sia per un allenamento o per l’ obiettivo di finisher, indipendentemente dall’esser atleti o allenatori, tecnici o dirigenti di società.

  • Sfida o divertimento?
    Dipende dal tipo di ingaggio e dalle domande potenzianti che sapremo farci. Il cambiamento che desideriamo, quella difficoltà da risolvere possono dipendere dall’ambiente in cui viviamo? Siamo liberi o costretti? È da qui che si parte per il cambiamento: posso, nel mio ambiente, realizzare il mio obiettivo? Anche la semplice organizzazione dell’allenamento, orari, trasferimenti, l’impatto del proprio lavoro fanno parte dell’ambiente che ci circonda.
  • Comportamenti e capacità
    Questa seconda fase potrebbe riguardare proprio i nuovi comportamenti che vogliamo sviluppare nella frazione di nuoto o nella corsa o nella zona cambio: quali sono i miei atteggiamenti da migliorare. Inoltre, cosa devo fare per riuscirci? Quali nuovi comportamenti devo attuare per la prossima gara? La terza fase riguarda le nostre capacità; questa è una fase molto importante in quanto tratta di come devo affrontare il processo di creazione del cambiamento di cui ho bisogno. Quali abilità mi necessitano, ad esempio, per correre più veloce? Oppure, so gestire queste mie capacità durante la gara in modo efficiente? Quindi sono le competenze e il saper-fare che impieghiamo per acquisire e mettere in opera i nostri comportamenti: le domande riguardano il come. Stiamo salendo di livello, la quarta fase riguarda la motivazione, i nostri valori, le nostre convinzioni, i nostri atteggiamenti. Ciò che è vero per noi, ciò in cui crediamo, influenza in modo determinantele nostre capacità. Le domande da farci hanno a che fare con il perché voglio cambiare. Infine, il livello più alto, cioè l’identità: non si tratta solo di autostima, ma della rappresentazione che ciascuno ha di se stesso. Quando siamo coerenti con quello che abbiamo fatto vuol dire essere in sincronia con se stessi, ma sopratutto con le cinque fasi presentate, così che ogni passaggio a un livello superiore (iniziamo dall’ambiente) si ripercuote sugli altri con maggior impatto su di noi. Organizschema 74-75zare i pensieri, allineare i nostri sforzi, fare ordine, sapere e con-centrarsi su dove agire significa rendere visibile gli obiettivi, comprendere cosa ci necessita, rendere entusiasmante il percorso da fare. I nostri atteggiamenti hanno un’enorme importanza in tutte le aree della vita, compreso il nostro sport, e il cambiamento è naturale con tempi e metodi differenti. Il cambiamento e la conoscenza sono vera consapevolezza di se stessi e sempre vanno ricercati, incoraggiati e organizzati. 
  • L’ultima domanda
    Ecco perché l’ultima domanda da porsi è: che senso ha per me raggiungere questo obiettivo? Ho applicato questi processi per finire il mio primo doppio olimpico all’età di 52 anni. Ho dovuto ri-iniziare tutto da zero, capire su cosa agire, come allenarmi e con chi, dove mi “bloccavo” e come potevo nuovamente ripartire. Si è trattato di dividere in micro-obiettivi la mia performance e, nello stesso tempo, di riappropriarmi della “conoscenza” del corpo per capire come gestire le fasi della gara. Condividere, conoscere, comprendere, il tutto con molta umiltà: ecco cosa era necessario fare. Ho cercato aiuti, quali ti può dare un team, mettendo insieme le competenze e le capacità indispensabili. Mi sono trovato più volte a pormi la fatidica ultima domanda, e quando tutti mi dicevano di smettere tornava, forte, il mio sogno ricorrente, che ancora oggi non mi ha mai abbandonato: terminare un doppio olimpico, e così è stato. Ecco perché funziona organizzare i propri pensieri, e ciò dipende solo da noi!
    (riccardo@riccardopenna.com)

 

BIBLIOGRAFIA:
G.Vercelli: Vincere con la Mente, G.Vercelli & Riccardo Penna: Performance Sportiva Performance di Vendita, Robert Dilts: I livelli di pensiero.